Inclusione lavorativa. Dignità. Vita indipendente. Obiettivi che dovrebbero essere agevoli, raggiungibili, che invece di questi tempi diventano percorsi ad ostacoli. Per tutti i giovani, ma ancora di più per quelli che convivono con particolari fragilità. Per loro servono ancora più risorse, impegno, volontà. E laddove il pubblico non sostiene, a colmare la lacuna ci pensa la comunità. Magari puntando sulla vocazione naturale del territorio che abita. È il caso di Enna, dove la cooperativa La Piramide sperimenta dal 1994 progetti e attività che possano favorire l’integrazione sociale dei ragazzi con disabilità psichica e cognitiva «facendo rete tra associazioni e imprese sociali per coprire quegli spazi lasciati scoperti dal servizio sanitario pubblico», spiega Giuseppe Germanà, responsabile rapporti istituzionali della cooperativa ennese, di cui è stato a lungo presidente. Tre le finalità principali: la prima, già raggiunta «anche grazie ad un tassello importante, le famiglie», è creare centri di aggregazione per persone con disabilità mentale lieve, «il primo ad Enna è stato proprio il FreeStigmaLab della Piramide»; la seconda, in via di sperimentazione, è l’inclusione lavorativa attraverso un sistema di formazione e lavoro; la terza, in cantiere, è creare delle case-appartamento per rendere possibile una vita indipendente ai dieci ragazzi della cooperativa. È nell’ambito dei progetti di inclusione lavorativa che La Piramide ha puntato sulla vocazione naturale di Enna ad essere un territorio prevalentemente agricolo. E da questo punto di partenza ha organizzato il workshop GeoLab in sinergia con la cooperativa Sikelion e l’associazione di familiari Anffas-Agira Onlus, coinvolgendo istituzioni e operatori del Terzo settore, tra cui l’Asp di Enna, il Comune, la Cna, la Silvio Pastorale, l’Azienda Forestale e il Gal Rocca di Cerere, quest’ultimo «ente pubblico che si occupa di sviluppo di impresa in ambito agricolo e che funge da incubatore», spiega ancora Germanà. Al centro del progetto c’è l’ortoterapia, praticata su un terreno di 2500 mq dato in comodato d’uso alla cooperativa La Piramide dalla famiglia Riccobbene, «su cui i nostri dieci ragazzi e altri sei del distretto sociosanitario di Enna, con la guida dei nostri agronomi e la collaborazione dell’Istituto Agrario di Enna, stanno imparando a prendersi cura di alberi secolari e di una specie particolare di pero che produce le “pere della Madonna” tipiche di questa zona e purtroppo in via di estinzione». I ragazzi hanno imparato a riconoscere le piante e a prendersene cura, a preparare il terreno, seminare e piantare alberi nuovi, a concimare, ma anche a contenere le erbe infestanti e potare le rose. Perché «coltivando una rosa può rifiorire un’anima», questo è il motto del GeoLab, che diventerà un laboratorio didattico permanente aperto alle scuole e alla città, in cui saranno i ragazzi del workshop a fare da insegnanti ai nuovi partecipanti. «L’ortoterapia ha un forte valore riabilitativo perché, sotto la guida dei nostri psicoterapeuti, riduce l’uso di medicine, aiuta i ragazzi con fragilità mentali a maturare consapevolezza e stima di sé e a recuperare attività cui non erano più abituati, e li aiuta anche ad acquisire conoscenze e una formazione utile per entrare nel mondo del lavoro», conclude Giuseppe Germanà, sottolineando l’importante ruolo della comunità nell’ambito di percorsi di inclusione che valorizzano la dignità di questi ragazzi con l’inserimento lavorativo e l’obiettivo di una vita indipendente. «Escono di casa, sono felici di partecipare a questi progetti in cui si confrontano con la realtà dimostrando grande capacità di integrazione. La comunità fa così fiorire ciò che era considerato un problema e che invece si sta dimostrando una risorsa. Questi ragazzi ci stanno insegnando tanto». 5 settembre 2019 (modifica il 5 settembre 2019 | 15:03) © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla testata Online Del Corriere della Sera GeoLab
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